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Il corposo saggio storico, sulla base della documentazione archivistica coeva, ancora poco esplorata, e all'interno del movimento di dissenso religioso italiano ed europeo del XVI secolo, ricostruisce la storia drammatica dell'esecuzione capitale nel 1566 a Berna dell'antitrinitario calabrese Valentino Gentile, definito, per la sua dottrina eretica e per la morte violenta ad opera dell'inquisizione calvinista, "il secondo Serveto". Partendo dal moto riformatore del primo Cinquecento in Italia, l'autore segue le tappe della formazione dottrinaria di Gentile nel Circolo di Juan de Valdés a Napoli, nei Collegia Vicentina, nella Chiesa degli esuli italiani a Ginevra, fino allo scontro con Calvino, i soggiorni in Polonia, Moravia e Transilvania, i legami con gli eretici del radicalismo europeo, il rientro in Svizzera, l'arresto, la finta abiura dopo un primo processo, la condanna a morte dopo un lungo secondo processo. Vittime dell'intolleranza religiosa (sia cattolica che protestante), gli "eretici" italiani come Gentile, che andarono vagabondando attraverso l'Europa con le loro inquietudini, si fecero portatori di quella tolleranza religiosa che nel secolo successivo avrebbe portato all'acquisizione del principio della libertà di coscienza.